Ergastolo bianco.

Scoppia il caldo, con largo anticipo. L'umidità atmosferica, in un caleidoscopico turbinio di nubi, è svanita senza lasciare traccia per ghiacci, campi, piante, laghi, e fiumi. Sorvegliato da una gran parata di nubi vorticose e beffarde, stilettanti contro gli Dei, il Piemonte avanza inesorabile lungo la curva di declino del vivente, voluto dalla Grande Marcia del Capitale. Tutto il pianeta avvizzisce, e noi con lui. Gli uomini pensano al superfluo, essenziale e vitale sono dimenticati. Tutto ciò che alimenta la vita, svanisce.

Sotto questo cielo sconvolto dall'ingordigia e dall'indifferenza umana, dalla rabbia della macchina del capitale, la nostra comunità di folli rei, continua a trascinare i suoi sofferti giorni in perfetta solitudine, isolamento e disperazione. Qualcuno di noi, come me, è appena giunto in questo luogo che non è luogo, ma vi sono persone "dimenticate" da 3, 5 e perfino da 12 anni. In questo non-luogo si è certi di quando si entra, ma non di quando si esce. Nell'occhio dei degenti anziani l'urlo angosciato: "benvenuti nell'ergastolo bianco dei dimenticati da tutti".