Allucinazioni? Possibili anche nei «sani»

Paesaggio di un mare geometrico surreale al tramonto

Allucinazioni? Possibili anche nei «sani»
Il fenomeno non è sempre necessariamente associato a psicosi e in diversi casi non sono sintomo di una patologia. 12/08/2012. Fonte: http://www.corriere.it

Ansia e depressione, possono colpire chiunque: questo lo sanno quasi tutti. Meno noto è che si sono persone normali che, più o meno raramente, possono manifestano sintomi quali allucinazioni uditive e convincimenti deliranti, classicamente associati a problemi psichiatrici «maggiori». Talvolta si tratta di sensazioni sfumate, altre volte di eventi indistinguibili dalla realtà quotidiana. Scambiare i propri pensieri per eventi reali della vita, oppure sentire la voce di qualcuno che in quel momento non è presente. C'è poi chi riferisce di avvertire la presenza di qualcuno che è morto da tempo, oppure di risvegliarsi dal sonno con la sensazione di fluttuare nell'aria e allontanarsi dal proprio corpo. C'è chi percepisce odori inesistenti e chi si sente toccare, sfiorare da qualcuno che non si vede. In qualche caso c'è anche chi riferisce di vedere persone, cose o animali inesistenti. Ce n'è abbastanza per spaventare chiunque. Anche se in altri contesti culturali a queste esperienze vengono attribuiti significati mistici o spirituali, in particolare nelle aree dove forte è stata l'influenza di culture sciamaniche. Gli psichiatri le chiamano Psychotic-Like Experiences (esperienze simil psicotiche), o sintomi psicotici subclinici.

Secondo uno studio di revisione, recentemente pubblicato sulla rivista Psychological Medicine, da due ricercatori irlandesi, Ian Keller e Mary Cannon , del Department of psychiatry del Beaumont Hospital di Dublino, questi fenomeni, oltre che tra le persone affette da veri disturbi psicotici, sarebbero rilevabili nel 5-8 per cento della popolazione cosiddetta «sana». Un tasso che negli adolescenti sarebbe ancora più alto, con buona pace di chi pensa che questo tipo di fenomeni psichici siano incompatibili con uno stato di salute mentale. L'argomento richiede cautela, e i ricercatori hanno iniziato a distinguere fenomeni che sono eterogenei. Secondo un gruppo di ricercatori italiani, guidati da Antonio Preti, del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Cagliari, che ha appena pubblicato un articolo sulla rivista Psychiatry Research, il termine Psychotic-Like experiences sarebbe fuorviante, in quanto contiene il termine «psicosi». «Per evitare questo non necessario alone stigmatizzante suggeriremmo di rimpiazzare il termine con l'espressione più ampia «Esperienze soggettive insolite» dicono i ricercatori nel loro articolo. Spiegando poi che questi fenomeni sono troppo diffusi nella popolazione sana, per poter essere associati alla psicosi. «Si potrebbe dire — continuano — che chi sperimenta uno stress psicologico ha più probabilità di avvicinarsi a una dimensione inusuale della vita, sia perché trova rifugio e consolazione in queste esperienze non comuni, sia perché è più portato ad accettare la realtà di queste esperienze soggettive».

Esisterebbe anche un profilo psicologico maggiormente predisposto a queste esperienze insolite, individuato dai ricercatori con il termine lo schizotipo felice, un soggetto che ha frequenti e significative Psychotic-Like Experiences, ma che non mostra né disturbi psichici veri e propri, né reazioni di stress a queste sue inusuali esperienze. La relazione tra queste esperienze soggettive insolite e la psicosi è complessa. «Negli studi di popolazione, la percentuale di chi riceve la diagnosi di psicosi tra chi riferiva Psychotic-like experiences nel passato è dello 0.56%, contro lo 0.16% di chi non ha mai riferito esperienze inusuali — afferma Antonio Preti. — Uno studio olandese riporta una probabilità di diagnosi di psicosi, a due anni dal manifestarsi di Psychotic-like experiences , pari all'otto per cento in coloro che avevano riferito questo tipo di esperienze in associazione a intenso disagio psicologico. La maggioranza di chi riferisce esperienze soggettive inusuali, però non sviluppa una psicosi. In passato, le persone che riferivano allo psichiatra esperienze di tipo allucinatorio — continua Preti— ricevevano quasi automaticamente una diagnosi di grave disturbo mentale, un atteggiamento che oggi si sta lentamente modificando. Intendiamoci però: anche oggi chi va dal medico a lamentarsi di sentire "voci" nella testa di solito sta male».

Riconoscere l'esistenza delle Psychotic-like experiencespuò comunque rappresentare anche una via per comprendere meglio le vere psicosi. Finora è rimasto oscuro come mai questi gravi disturbi psichici continuino a esistere nella popolazione generale anche se rappresentano uno svantaggio dal punto di vista dell'evoluzione, gravati come sono da un maggiore rischio di mortalità prematura e da una ridotta probabilità di contrarre matrimonio e di avere figli, e quindi trasmettere alle generazioni future gli ipotetici fattori di rischio genetici del disturbo.