Emergenza carceri, la Garante Regionale in visita alla Casa Circondariale e all’Opg di Reggio Emilia

Interni dell'OPG di Reggio Emilia

Venerdì 01 Marzo 2013 11:47 Marco Colonna. Fonte: http://www.quotidianodelnord.it . (Sesto Potere) - Reggio Emilia - 1 marzo 2013 - Desi Bruno, Garante regionale delle persone private delle libertà personale, si è recata l'altro ieri in visita alla Casa Circondariale e all’Opg (Ospedale psichiatrico giudiziario) di Reggio Emilia, accompagnata dal direttore dei due istituti, Paolo Madonna, e dalla comandante di Polizia penitenziaria.

La Casa circondariale ospita 253 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 132: di questi, 151 sono i condannati in via definitiva (fra cui 6 donne) e 102 quelli in attesa di giudizio.

In alcune sezioni e nella cucina ci sono da tempo infiltrazioni di acqua dal soffitto, aggravatesi dopo le recenti nevicate. Questa situazione ha imposto la chiusura di diciannove celle per inagibilità, con la conseguente collocazione dei detenuti in spazi già occupati. Di fatto, questo impedirà di togliere dalle celle il terzo letto, come si proponeva di fare la direzione.

Dovrebbero essere effettuati notevoli interventi strutturali (al tetto e all’impianto di riscaldamento), ma lo stanziamento di un milione e cinquantamila euro previsto dal Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) potrà garantire solo un terzo dei lavori necessari. Fra le altre criticità, “il fatto che i termosifoni siano appena tiepidi e che in alcune celle non funzionino proprio. Nei corridoi occorre spesso tenere le finestre aperte per far circolare l’aria satura di fumo di sigaretta. Se i termosifoni funzionassero correttamente, la situazione sarebbe tutto sommato sotto controllo. Ma così la dispersione termica è notevolissima”, commenta Desi Bruno.

Attualmente gli internati in carico all’Opg sono 222 (166 presenti fisicamente, 7 assenti perché in licenza e 49 in licenza di esperimento finale); di questi, 53 avevano residenza o domicilio in Emilia-Romagna prima dell’ingresso nel circuito penitenziario.

La struttura risulta suddivisa su tre piani, nei quali vigono regimi differenziati a seconda del grado di “compensazione” del paziente. Quando risulta una buona attitudine alla vita di comunità, i pazienti vengono ospitati in Sezioni con le celle aperte dalle 8.00 alle 20.00, assistiti esclusivamente da personale sanitario (sono i reparti sanitarizzati a regime attenuato). Il personale di polizia penitenziaria interviene solo nelle emergenze, su chiamata.

Per le persone che non presentano attitudine alla vita di comunità, è invece presente un’apposita sezione (la “Centauro”) nella quale le celle sono prevalentemente chiuse.

Delle 6 sezioni in cui è strutturato l’Opg, una è chiusa per forti infiltrazioni di acqua dal tetto e notevoli sono le problematiche igienico-sanitarie dell’intera struttura, già segnalate dalla Asl. Qualcosa è stato fatto (in una sezione i lavori per il rifacimento delle docce sono stati svolti in economia dai detenuti impegnati nella manutenzione dell’istituto), ma permangono molteplici criticità. Né va dimenticata la drammaticità di una situazione di cui – ad oggi – non si conosce l’immediato futuro.

La legge, infatti, stabilisce che il prossimo 31 marzo gli Opg vengano chiusi e sostituiti dalle Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria), gestite dalle Asl. La questione, dunque, passerà nelle mani delle Regioni, che dovranno farsi trovare pronte con strutture gestite da personale sanitario. Tuttavia, “molto difficilmente questa scadenza potrà essere rispettata”, afferma la Garante regionale. La chiusura nei termini dell’Opg potrebbe consentire di recuperare spazio per i detenuti della Casa circondariale, contribuendo a risolvere la situazione di sovraffollamento. “Visitare un OPG è sempre un’esperienza emotivamente complessa. La sofferenza dei pazienti è palpabile”, conclude Desi Bruno.