In viaggio per curare il male di vivere

Dipinto di un veliero in viaggio

In viaggio per curare il male di vivere. Sei pazienti e otto fra operatori e volontari hanno provato un nuovo approccio terapeutico proposto dal dipartimento di Salute Mentale dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Fonte: http://www.corriere.it

Salvatore “il colto”, Giovanni “il cuoco”, Andrea “la guida turistica”, Roberto “il musicista”, Anna “l’esperta”, Mario “lo storico” e Roberta “la cantante”: sono loro i pazienti protagonisti del progetto “…e il viaggio continua...”, un modo innovativo di pensare al disagio psichico e ai percorsi di cura e riabilitazione. La formula è quella della vacanza-viaggio in Italia o all’estero, accompagnati da educatori e volontari: tre anni fa su un brigantino nelle acque tra Liguria e Toscana; nel 2012 a Barcellona; quest’anno a Lisbona. La sostanza è l’attività di preparazione, programmazione, reperimento dei fondi necessari che consente ai partecipanti di (ri)scoprirsi, mettersi in gioco e imparare a stare assieme suscitando risorse latenti. Il progetto, i cui risultati sono stati presentati in un incontro con la cittadinanza, è stato condotto dal dipartimento di psichiatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, diretto dal professor Claudio Mencacci, e dagli operatori del Centro psico-sociale di viale Puglie, con la collaborazione del Club Itaca e del Centro di Ascolto della Parrocchia S.Maria del Suffragio sempre di Milano. «La sfida che un gruppo di miei collaboratori ha saputo cogliere - dice il professor Mencacci - è stata quella di “inventare” nuove forme di collaborazione, attraverso il coinvolgimento di una fitta rete di sostenitori e amici per reperire le risorse economiche necessarie». I costi (12mila euro) sono stati infatti coperti per oltre la metà da quote di partecipazione e il resto con spettacoli, incontri di calcio e mercatini.

I PREPARATIVI - Per nove mesi, i sei pazienti e gli operatori delle tre realtà coinvolte si sono incontrati e hanno progettato assieme itinerari e visite guidate alla capitale del Portogallo e dei dintorni. Mario, Salvatore e Andrea, aiutati da un architetto esperto in storia dell’arte, hanno preparato una vera e propria guida e si sono alternati nella presentazione e spiegazione dei luoghi visitati. Tutti i partecipanti sono stati suddivisi in tre sottogruppi (area artistica, area organizzativa e area comunicazione) e si sono ritrovati ogni mese per fare il punto della situazione. Non solo. Sono state organizzati due “micro-vacanze” con pernottamento durante i quali i viaggiatori si sono conosciuti, hanno provato la dimensione del viaggio e anche assaggiato alcuni piatti della cucina lusitana.

LA VACANZA - Dal 26 al 31 agosto, i 14 tra pazienti e operatori hanno condiviso un appartamento spazioso (ma con una sola doccia funzionante), in una zona centrale di Lisbona. «Abbiamo sperimentato le difficoltà di un normale gruppo di persone che si muove e sta via una settimana - spiega Carlo Scovino, educatore del Cps di via Puglie e responsabile del progetto -. Non volevamo portare i pazienti in vacanza, per dirla brutta. Volevamo provare a farlo insieme. È stata davvero una grande avventura fatta di fatiche, ripensamenti, dubbi e passione: un grande progetto dove il gruppo ha svolto un ruolo determinante. Ancora una volta è stato possibile dimostrare che nonostante l’assenza di fondi pubblici è possibile realizzare iniziative di ampio respiro e con costi elevati e che vedono come protagonisti gli utenti stessi».

L’IMPORTANZA DI STARE INSIEME - Dice bene Salvatore “il colto”: «Ritengo che una persona con problemi psichici non abbia bisogno solo di farmacoterapia o di psicoterapia ma anche di educarsi a vivere situazioni di gruppo e a migliorare per quanto possibile i rapporti interpersonali al suo interno. Sia a Barcellona che a Lisbona abbiamo camminato parecchio e io non sono abituato a camminare. Quindi è stato un sforzo non indifferente. Però ne valeva la pena, perché abbiamo visto cose molto belle e siamo stati bene assieme. Si sentiva un calore umano di cui avrò bisogno, perché la vita normale a Milano, un po’ dispersiva, forse non dà quelle emozioni. Diciamo che ho preso parte a una cura oltre che a un viaggio. Una cura che è importante, è fondamentale. Non è che siamo belli e bravi perché abbiamo fatto un viaggio. Siamo belli e bravi, se lo siamo, perché siamo riusciti a migliorare i nostri rapporti , siamo riusciti a migliorare la capacità di adattamento uno all’altro, a essere un gruppo».

IL TEST DI VALUTAZIONE - Al di là dell’evidente soddisfazione di tutti i partecipanti, gli operatori del Cps (come fanno da tre anni a questa parte) hanno voluto verificare i risultati del progetto attraverso un test (WHOQOL, World Health Organization Quality of Life, validato e riconosciuto dall’OMS) che analizza la qualità della vita così come e percepita dal paziente con 26 domande suddivise in quattro ambiti: salute fisica; salute psicologica; relazioni sociali e condizioni ambientali. «I risultati sono stati soddisfacenti in tutte e quattro le aree», dice Ines Marroccoli, coordinatrice infermieristica del Cps e una delle “anime” dell’iniziativa. Per quanto riguarda l’area fisica e quella dei rapporti sociali, si è evidenziato un leggero miglioramento del proprio benessere. Sotto l’aspetto psicologico, il test ha evidenziato una stabilizzazione dei livelli di autostima. E i pazienti hanno dichiarato una buona percezione della partecipazione alla vita del territorio. Tradotto in pratica, il questionario serve a individuare quali sono le aree maggiormente compromesse di ogni singolo paziente e permette così di mettere in campo le azioni più idonee per aiutare la persona a migliorare.

ATTACCATI AL TRAM - L’esperienza non è conclusa. Con i fondi avanzati, i partecipanti trascorreranno di nuovo assieme il weekend del 26 e 27 ottobre in gita a Bologna. Il 10 ottobre, invece, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il Cps rilancerà l’iniziativa “Attàccati al tram”: pazienti e operatori percorreranno la città su un tram, colorato e “musicale”, consesso dall’Azienda dei trasporti milanese, per sensibilizzare le persone sui temi della psichiatria. «Chi sale - spiega Carlo Diliberto, educatore del Cps - si trova di fronte a persone che possono dire che ci si può curare in un modo diverso: gli operatori escono dai servizi e stanno nei luoghi della gente. Questo è quello che un po’ manca, perché a volte ci si rinchiude nei propri servizi e le persone hanno paura e fanno fatica ad arrivare alle cure. Questo è un modo per vedere che ci si può curare anche mantenendo la propria identità». Alle 18, nella Sala Maria Bambina dell’ospedale Fatebenefratelli (piazza Principessa Clotilde) ci sarà un incontro con la cittadinanza , dove si tratterà in particolare anche la questione della salute mentale nella donna. Ci sarà anche un piccolo “cameo” del cantautore Roberto Vecchioni che parteciperà come testimonial con sorpresa finale.