Il cammino degli uditori di voci, dall'associazionismo alla musicoterapia. Può essere utile quest'ultima?

Sono passati diversi mesi ormai, dal meeting organizzato da Intervoice (ente internazionale degli uditori di voci) a Savona. Ho avuto la fortuna di partecipare a quegli incontri con gli amici dell'Associazione Arcobaleno che con grande passione si sono uniti per creare il Canto delle Sirene. A Savona abbiamo ascoltato le esperienze di chi, tra grosse difficoltà e spesso in contesti problematici, ha cercato delle alternative alle terapie tradizionali. L'ha fatto seguendo delle strade, spesso tortuose, ma che ci si costruisce passo dopo passo e che possono essere tracciate sulla base di alcuni concetti semplici ma talvolta complicati da mettere in pratica. Infrangere il tabù per il quale non vi può essere guarigione, circondarsi di individui che sappiano ascoltare senza pregiudizi, unirsi in gruppi di mutuo aiuto, ritrovare l'orgoglio. Quindi la grande lezione che ho ricevuto in quei giorni potrei riassumerla in questo modo: riuscire a mettersi in gioco e fornirsi di strumenti necessari per stare nel mondo non come la società, certa psichiatria e a volte la famiglia ci impongono, ma in un modo il più possibile autentico e vicino alla nostra personalità, nonostante gli eventi dolorosi e insopportabili che la attraversano. La ricerca di questi strumenti ci mette inevitabilmente di fronte alla complessità dell'uomo, che, caotica o armonica che sia, va a mio modo di vedere esplorata fino in fondo, non tanto per poterla spiegare razionalmente, ma per trovare un senso profondo alla nostra esistenza.

In questi mesi ho avuto modo di studiare e ricercare come la musica possa offrire un contributo all'uomo, non soltanto in termini di appagamento estetico, ma come strumento comunicativo che ci permette di dire qualcosa di profondo e autentico senza dover usare le parole. In funzione terapeutica si sono sviluppati diversi metodi che fanno capo alla musicoterapia e che si
scindono nei diversi campi di applicazione, dall'autismo alla disabilità etc.

Qualche settimana fa ho chiesto ad un musicoterapeuta piuttosto importante, peraltro psichiatra, se esistano degli studi di musicoterapia che riguardano l'ascolto delle voci, o degli esempi di esperienze pratiche. In un primo momento mi è sembrato un azzardo coniugare l'ascolto delle voci con una pratica musicale, ma ho rivolto la domanda ugualmente. Risposta? "Non lo so", mi ha detto, "non ho mai sentito di studi che trattano questo argomento". La domanda la giro ai frequentatori di questo forum. Perché non fare il tentativo di esplorare questa possibilità? La musica può diventare uno strumento efficace anche per chi, tra gli uditori di voci, cerca dei percorsi di guarigione?

Sarei grato a chiunque possa dare un contributo in tal senso, possa essere uno studio o un' esperienza o una propria opinione.

Alberto Danzi