Sugli antipsicotici e sui poteri del mercato

Per l’approvazione di un nuovo farmaco presso la Food and Drugs Administration è sufficiente presentare due sperimentazioni cliniche con esito favorevole. Quello che spesso accade è che le ditte farmaceutiche, tra le tante sperimentazioni cliniche che conducono, presentano selettivamente le due con esito favorevole alla loro molecola. Il risultato di questa pratica è che vengono approvati molti farmaci che non hanno alcun effetto benefico rispetto al placebo (1). Riguardo ai neurolettici, recenti meta-analisi, ovvero analisi statistiche che accorpano tutti i dati disponibili, indicano che queste molecole hanno un effetto diverso dal placebo solo in 2 casi su dieci . In 8 casi su 10, il paziente soffre dei pesanti effetti collaterali dei farmaci senza beneficiare di alcun miglioramento rispetto all’assunzione di acqua zuccherata (2). L'elevata mortalità dei pazienti psichiatrici, che vivono in media tra i 10 e i 35 anni in meno rispetto alla popolazione generale, può forse essere spiegata dalal massiccia somministrazione di droghe psicotrope dai pesantissimi effetti collaterali. L’uso dei neurolettici nella cura delle psicosi è stato criticato fin dai suoi inizi, ma essi sono diventati il principale strumento di cura nonostante tutte le riserve a più riprese avanzate da numerosi autori negli ultimi 60 anni (3). La ragione per cui i neurolettici e gli altri psicofarmaci sono diventati i principale metodo di cura del disagio psichico plausibilmente è economica (4, 5, 6). Il giro di affari legato agli psicofarmaci è di 100 miliardi di dollari all’anno: se tutti questi dollari fossero piccoli come granelli di sabbia, per contenerli tutti sarebbe necessario un volume grossomodo grande quanto un'aula scolastica. Si tratta evidentemente di un enorme quantità di denaro capace di spiegare come mai lo psicofarmaco in generale, e il neurolettico in particolare, si sono affermati come strumenti principe per il trattamento del disagio psichico a scapito di metodi più economici ed efficaci (http://www.cantodellesirene.altervista.org/?q=node/136), ma che non garantiscono alcun profitto privato. Numerosi autori, tra cui Gino Strada, auspicano che le politiche di Sanità Pubblica vengano svincolate dall’interesse privato affermazione con la quale è difficile non essere d’accordo.

Bibliografia
(1) Ben Goldacre, 2012. "Effetti collaterali. Come le case farmaceutiche ingannano medici e pazienti". Mondadori.
(2) Leucht S., Kane J.M., Etschel E., Kissling W., Hamann J., Engel R.R., 2006. Linking the PANSS, BPRS, and CGI: clinical implications. Neuropsychopharmacology, 31: 2318–25.
(3) Whitaker R., 2004. The case against antipsychotic drugs: a 50-year record of doing more harm than good. Medical Hypotheses, 62(1):5-13.
(4) Pirella A,, 2004. Salute mentale e poteri del mercato. Il dominio della psicofarmacologia e le sue contraddizioni. Fogli di informazione" n° 202 - "Psicofarmaci e malattia mentale", atti del convegno internazionale (Roma, 14 maggio 2004).
(5) Moncrieff J., 2007. Co-opting psychiatry: the alliance between academic psychiatry and the pharmaceutical industry. Epidemiologia e Psichiatria Sociale, Jul-Sep;16(3):192-6.
(6) Raven M, Parry P., 2012. "Psychotropic marketing practices and problems: implications for DSM-5", The Journal of Nervous and Mental Disease. 200(6):512-6.